Giulio Faldini pioniere dell'ortopedia moderna tra Italia e Perù

Riferimento: 9791254770337

Editore: Bologna University Press
In commercio dal: 20 Marzo 2023
Pagine: 184 p., Libro in brossura
EAN: 9791254770337
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Descrizione

Vita e opere di un grande ortopedico, entrato all'Istituto Rizzoli nel 1904 in tenera età come paziente a causa di una grave deformità ai piedi, per farvi ritorno da laureato come allievo. Bruciando le tappe, divenne prima braccio destro del direttore Vittorio Putti e professore, poi fondatore della Clinica Ortopedica di Parma per vincere, nel 1938, la direzione dell'Istituto Gaetano Pini di Milano, senza però poter assumere la carica in quanto ebreo. Subìta l'ingiustizia, riuscì comunque a sfuggire all'orrore lasciando con la famiglia l'Italia per il Perù. Scienziato e chirurgo affermato, non ebbe paura di ricominciare da capo affrontando nuovamente tutti gli esami di Medicina: nel 1940 era un'altra volta primario dell'Hospital Obrero di Lima, che aveva contribuito a fondare. Rivendicando il diritto a rientrare in Italia come cattedratico, partì per un congresso negli Stati Uniti dove avrebbe dovuto incontrare i colleghi italiani. Un infarto lo stroncò in viaggio: era il 1947 e aveva 49 anni. Vita breve, ma incisiva: ricordato a Lima con il reparto che porta il suo nome e con una via nell'elegante quartiere La Victoria, il suo Manuale di Ortopedia ha portato la fama dell'Istituto Rizzoli e dell'Università di Bologna in tutto il Sudamerica, rafforzandone il ruolo come capitale dell'ortopedia mondiale. Giulio Faldini, un esempio di come ricavare valori positivi dalle avversità della vita: il rimboccarsi le maniche senza mai piangersi addosso, lo scarso attaccamento alle cose materiali e il grande attaccamento ai valori che restano, come l'amore per la scienza e l'impegno e l'amicizia. Una storia più che mai attuale, ricostruita attraverso una paziente raccolta di testimonianze e una attenta analisi storiografica, che mostra quanto il valore di tolleranza, accoglienza e amicizia per chi arriva da lontano e le differenze culturali e religiose debbano sempre essere considerate risorse piuttosto che limiti.